René Voillaume (al centro) nella fraternità a Nazaret: aprile 1999

Pensando alla storia della nostra fraternità a volte avverto di essere una pulce sulle spalle di giganti.

Non vorrei dare l’impressione di una “presunzione comunitaria” però quando penso allo spessore di personaggi quali il nostro fr. Charles, padre René Voillaume, petite soeur Magdaleine, fratel Carlo Carretto, … questa sensazione si fa davvero pressante.

E ognuno ha dato alla nostra famiglia spirituale qualche cosa di sé che è diventato una tessera di un puzzle che delinea lo stile e le caratteristiche fondamentali della fraternità foucauldiana.

Oggi (13/05/2013) ricorrono i 10 anni dalla morte di padre Voillaume, colui che ha dato senza dubbio un’impronta fondamentale ai primi anni di esperienze ispirate all’eredità spirituale di Charles de Foucauld ed ha lasciato un segno indelebile per tutte le fraternità e le famiglie nate in seguito. È colui che ha dato il via ai Piccoli Fratelli di Gesù prima e a quelli del Vangelo dopo, fondando la sua vita su una approfondita formazione filosofico – teologica accompagnata da una profondissima vita spirituale sulla scia del monaco – eremita – apostolo del Sahara.

Il legame tra lui e fr. Charles è vitale e fecondo:

«Sono settantadue anni che l’ho incontrato, e da allora non mi ha più abbandonato. Si, Charles de Foucauld è venuto a me durante l’inverno 1921 mentre leggevo la storia della sua vita scritta da René Bazin. Avevo 16 anni. Il suo amore per la persona di Gesù e l’estrema generosità del suo carattere avevano conquistato il mio cuore. Da quel giorno data una unione tra noi che orienta tutta la mia vita e che non è mai venuta meno. Qualche anno più tardi, quando studiavo al seminario di saint-Sulpice, la lettura del suo Règlement des Petit Frère du Sacré Coeur, lettura fatta sull’originale stesso scritto dalla sua mano sul suo taccuino, fu la causa ultima della fondazione dei Piccoli Fratelli a El Abiodh. E ora, al crepuscolo della mia vita terrena io ho il diritto di affermare che a lui devo tutto ciò che ci fu di meglio nella mia vita. Vorrei ringraziarlo e condividere con i miei fratelli e le mie sorelle ciò che ho ricevuto da lui. Durante tutta la mia vita religiosa, le mie relazioni con Frère Charles, quest’uomo solitario e tutto di un pezzo, dalla vita rude e austera ma dal cuore tenero e gioiso debordante di un amore sempre giovane per il suo “Beneamato Fratello e Signore Gesù”, queste relazioni non furono sempre facili! Egli finiva per stancarmi con lo stile delle sue meditazioni, così piene di immaginazione, così poco conformi a ciò che fu in realtà la vita e il volto di Gesù. C’erano dei giorni in cui mi innervosiva con le sue risoluzioni basate spesso su

Aprile 1999: nella fraternità di Nazaret lascia un messaggio nel quaderno dei pellegrini

osservanze minuziose. Allora l’abbandonavo per un certo tempo. Inoltre c’era la maniera di vivere dei suoi piccoli fratelli come era descritta dal suo regolamento, che era impraticabile, fuori della realtà, poiché egli non l’aveva mai sperimentata. Malgrado ciò la descrizione della vita quotidiana di questi piccoli fratelli, vera utopia, mi riempiva il cuore di un profumo di umiltà, di dolcezza fraterna e di pace. Sì, io so tutto questo. Ma io ritornavo sempre da lui, sedotto dalla semplicità del suo amore per Gesù, amore che egli cercava di esprimere in ogni cosa e in ogni istante della sue giornate. Egli era come soggiogato da questo amore al punto da perdere qualche volta un po’ di buon senso. Amava troppo per essere ragionevole, come giudichiamo avrebbe dovuto essere. Quale innamorato non ha gesti incredibili per dare prova al suo Amore che è amato al di sopra di tutto. Sì, un innamorato solitario può anche esprimere l’assoluto dei suoi sentimenti con l’irrazionalità. Ed era questo che mi riportava continuamente a lui. Ricondurre tutto all’Amore e a un amore che non teme di essere pazzo o ridicolo. Questa pazzia, questa imprudenza senza limiti erano esse che mi facevano del bene, che mi rinfrescavano il cuore e scuotevano il mio temperamento razionale, la mia flemma, la mia paura di dare tutto senza fare troppi calcoli. Io trovavo in lui coraggio, purezza senza ombre e un cammino di ascesi, questa ascesi senza la quale noi ci inganneremmo, prigionieri delle nostre sporcizie, della nostra mediocrità e dei nostri egoismi timorosi. Io non ho mai provato ad adattarlo a ciò che vivevo, al mio ambiente, alla mia epoca. L’ho preso come era, come aveva pensato, sentito e vissuto. Non sta al profeta né al santo adattarsi al discepolo, ma piuttosto è il discepolo che si deve adattare al suo maestro. Io non ho provato a prendere da lui ciò che mi conveniva, ciò che corrispondeva alla mentalità del mio tempo. Non è “un frère Charles per oggi” che io ho voluto presentare, ma un uomo vivo, con la sua personalità, i suoi errori e le sue qualità e così come la grazia di Dio l’aveva trasformato» (René Voillaume, Le Moine Solitaire ouvre sa Porte et son Coeur à ses Amis les Touareg de l’Ahaggar…, opera inedita, 1994, dalla prefazione.

 

Aprile 1999: Gerusalemme, VI stazione. Dalle Piccole Sorelle

La sua stessa vita spirituale è stata rafforzata da esperienze molto intense che esprimono la sua unione con il Signore Gesù:

«Mi capitò una domenica dopo la Messa… Secondo un’usanza frequente a quell’epoca la Messa era seguita da una benedizione solenne con il Santissimo Sacramento. Avevo appena fatto la comunione. L’ostensorio era collocato sopra il tabernacolo, sotto un baldacchino. Tenevo la testa fra le mani nella preghiera di ringraziamento quando tutt’ad un tratto fui preso e come levato al di sopra di me stesso da una visione interiore molto intensa nella quale ero trasportato verso l’ostensorio e penetravo nell’ostia in un modo che non posso né dire né spiegare. Era come se mi fossi fuso con il Santissimo Sacramento. Venni invaso da una grazia interiore straordinaria. Non fu tanto quella visione a colpirmi quanto la trasformazione interiore istantanea che si produsse in me. Ero come rapito fuori di me. Vissi per parecchi giorni in una condizione che mi teneva come fuori della realtà. Tutta la mia vita mi parve cambiata, trasfigurata» (CFD, 127).

È una figura particolarmente cara a tutti dunque, ed anche noi, Piccoli Fratelli di Jesus Caritas, dobbiamo a lui moltissimo. È stato, assieme a Carlo Carretto, tra coloro che hanno spinto fratel Gian Carlo, assieme a fratel Piero, ad iniziare il cammino di questi piccoli fratelli particolarmente legato alla vita della Chiesa locale. La nostra piccola realtà, come è noto, sottolinea in modo speciale la scelta che, proprio a Nazaret, ha fatto fr . Charles: diventare prete per vivere in un modo tutto particolare la sequela di Gesù di Nazaret. Per noi questo si traduce in una vita che non vuole perdere di vista le linee fondamentali dell’idea di evangelizzazione presente nel pensiero di Charles de Foucauld, ma che neppure vuole tirarsi indietro dinanzi al comune compito di ogni battezzato, quello cioè di annunciare il Vangelo senza paura, con simpatia e naturalezza.

I piccoli fratelli di Jesus Caritas in Terra Santa custodiscono inoltre un ricordo tutto particolare di René Voillaume. Sul finire della sua vita infatti volle ritornare nella terra di Gesù quasi come segno di riconciliazione e come pellegrinaggio – simbolo del suo desiderio di raggiungere la Gerusalemme celeste. Per molti anni desistette dall’intraprendere questo viaggio come segno di partecipazione al dramma del popolo palestinese che, nel quadro del conflitto con Israele, rappresentava (e rappresenta ancora) la parte dei “più poveri”.

Abbiamo ritrovato nel libro dei pellegrini di quell’anno il messaggio che ci ha lasciato:

“A ricordo del mio ultimo pellegrinaggio nel luogo dove Charles de Foucauld ha così lungamente pregato il suo Beneamato Fratello e Signore. Che anche noi possiamo ricevere la grazia di una totale unione con il nostro Signore Gesù”.

La memoria di fratel Alvaro si fa testimonianza di una riflessione fatta dal padre in quella occasione: «René Voillaume nell’ultima visita alle fraternità di Terra Santa nell’aprile del 1999 ai Piccoli Fratelli di Jesus Caritas a Nazaret confermava la sua convinzione che le pagine scritte da Charles de Foucauld nella pasqua 1898 descrivessero una reale esperienza mistica lì vissuta [nella cappella della fraternità di Nazaret]» (Cruz Oswaldo Curuchich Tuyuc, Charles de Foucauld e René Voillaume. Esperienza e teologia del “Mistero di Nazaret”, nota 83, pag. 221, Assisi 2011).

Siamo perciò lieti di ricordarlo in questo giorno particolare e di invocare la sua intercessione perché noi pure, davvero, possiamo ricevere la grazia di una totale unione con il nostro Signore Gesù.

fratel Marco