Philippe

Il primo pensiero mentre papa Francesco snocciolava i nomi dei nuovi cardinali era di avvertire fortemente come la Chiesa non si fonda su uomini di pietra. Poi mi bastava guardare il volto del papa per averne la conferma.

Un altro pensiero poi si è affacciato alla mente. Quando al sovietico Gagarin uscì la memorabile affermazione secondo la quale seppure per alcune decine di migliaia di chilometri avesse cercato nel suo viaggio spaziale, non gli era mai capitato d’imbattersi con il buon Dio, un prete di Mosca gli replicò: “Naturale. Se non l’avete incontrato  sulla terra, non lo incontrerete  mai in cielo…”.

DSC00174Poi i pensieri si bloccano il papa ha detto proprio questo nome PHILIPPE NAKELLENTUBA OUÉDRAOGO, metropolita di Burkina Faso. E’ lui! un fratello dell’Africa nera, di un paese povero, dove Philippe si spende e si spande  perché il Vangelo sia annunziato. Era ancora qui con noi lo scorso mese di ottobre, ripartito con il soprabito di Leonardo perché a Sassovivo  può capitare, come quella mattina, che facesse  freddo e piovesse e non erano sufficienti i panni del presule africano. Lo conobbe Piero molti anni fa (1996), lo accolse come autostoppista sulla strada di Assisi, non era ancora stato consacrato vescovo. Venne da  noi a Limiti, caso volle vi fosse il vescovo di Foligno mons. Arduino che lo accolse  calorosamente, gli mise al petto una croce pastorale dandogli una busta con del denaro perché al vescovo “soggiunse mons. Arduino – oltre alla croce spesso gli servano anche dei soldini”. E’ così iniziato il fraterno rapporto con Philippe innamorato di Charles de Foucauld.

E il papa prosegue con un altro nome LORIS FRANCESCO CAPOVILLA.

Il nostro don Loris. “Posso chiamarla ancora così?” gli ho chiesto di buon mattino telefonandogli. “Ricordati che siamo sempre piccoli e dobbiamo restarci”. Humilis Episcopus Ecclesiae Dei, come spesso piace sottolinearsi.

DSCN7605La mia piccola vita è intessuta dalla presenza di don Loris (Natale 1958, primo del pontificato di papa Giovanni XXIII). Un augurio con foto e autografo del papa. Poi gli anni dell’Azione Cattolica romana, il Concilio (la famosa Eucaristia con papa Giovanni nella chiesa di Castello), il suo servizio a Chieti, Loreto i giorni di Arre, Sotto il Monte…Poi l’intrecciarsi di don Loris con la vita della Fraternità (1973): i giorni di Limiti, gli appuntamenti alla stazione di Foligno quando da Loreto scendeva a Roma e viceversa, Sassovivo, giornate indimenticabili. Al Goleto per l’ordinazione di Paolo, poi nella fraternità di Nazaret. Ci sono in archivio da noi due grossi faldoni che raccolgono scritti di don Loris e poi ci sono le lettere ufficiali nei momenti più significativi della vita comunitaria, non c’è momento della vita fraterna che non sia stato discusso e benedetto da don Loris. Ragazzi e giovani delle nostre parrocchie cresciuti alla sua scuola e nessuno sfuggito alla sua memoria.

L’ultima visita a Carlo già in agonia nella cameretta della Fraternità di Spello per raccomandargli di salutare in Paradiso papa Giovanni e altri nomi di loro comuni amici.

Io non sono abituato a tenere diari ma se li avessi scritti, quanti capitoli sarebbero stati dedicati a don Loris al suo affetto, ai suoi consigli, alla sue premure.

Altro che uomini di pietra!

Bergson invocava per il nostro mondo tecnicizzato un “supplemento d’anima”; ecco che lo Spirito del Signore sta venendoci in aiuto e la Chiesa lo manifesta donandosi a tutti e per tutto.

“Dio si è fatto portatore della carne perché l’uomo potesse diventare portatore dello Spirito” (Atanasio d’Alessandria).

Quanto è vero.

Per dirla alla don Loris (o meglio alla papa Giovanni): tantum aurora est!

fratel Gian Carlo jc

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