In questi ultimi giorni abbiamo avuto la gioia di accogliere all’Abbazia di Sassovivo alcuni gruppi di Azione cattolica italiana, a cominciare dalla presidenza centrale, poi un gruppo di vescovi e assistenti regionali per degli incontri fraterni e la celebrazione eucaristica.

È ormai risaputo che l’ACI è subentrata ai piccoli fratelli del Vangelo per la gestione di San Girolamo, a Spello, luogo che accolse negli anni successivi al Concilio Vaticano II la personalità carismatica di Carlo Carretto inaugurando così una ricca stagione di esperienze umane, spirituali ed ecclesiali.
GC ok copiaÈ soprattutto attorno alla figura di fratel Carlo che si sono svolti gli incontri a Sassovivo con la testimonianza di prima mano del priore fratel Gian Carlo. «Vorremmo fare di San Girolamo sempre più “il polmone spirituale” di tutta l’associazione», affermano i dirigenti centrali. Da qualche anno, tra alti e bassi, la casa offre accoglienza fraterna, preghiera comune e silenzio, proprio per sottolineare una continuità con il messaggio spirituale-ecclesiale di Carlo Carretto. «Per alcuni giorni all’anno diventa anche luogo di esperienza, confronto e studio, alla ricerca dei punti di riferimento per una vita spirituale adatta ai laici di oggi»… Si tratta di una fase di seria riflessione – aggiungono i nostri amici – per intensificare la ricerca circa le priorità indicate dalla XV Assemblea nazionale e una lettura attenta dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium di papa Francesco, come egli stesso ha suggerito alla Chiesa italiana radunata a Firenze.

Per quanto riguarda noi come Fraterntà, ogni volta che riprendiamo in mano il «caso Carlo Carretto», pensiamo all’insieme della sua vicenda: l’uomo spirituale che sin da giovane ha fatto la scelta di consacrare la propria vita a Dio servendo la Chiesa. È lo stesso fratel Carlo che dice di sé: «A 44 anni ho ricevuto la chiamata decisiva per la mia vita: la chiamata alla preghiera e alla contemplazione». Si tratta di uno spartiacque che segna nettamente il primo periodo vissuto nelle file di Azione cattolica e poi il secondo che lo vede novizio nel deserto sahariano presso i piccoli fratelli di Gesù per poi rientrare in Italia ed approdare finalmente a Spello, dove rimarrà fino al termine della vita. È anche il periodo della maturità, umana e spirituale, come possiamo cogliere già da alcuni titoli dei suoi libri: «Padre mio mi abbandono a te»; «Al di là delle cose»; «Il deserto nella città»; «Ciò che conta è amare», per citarne solo alcuni tra i più incisivi.

Carlo Carretto arriva in Umbria all’indomani della conclusione del Concilio e inaugura, di fatto, il primo grande centro di spiritualità popolare mettendo al centro la Scrittura, la vita fraterna e la preghiera silenziosa davanti a Gesù-eucaristia. Spesso ascoltiamo le testimonianze di tanti, uomini e donne, vescovi e presbiteri, religiosi e religiose, laici di ogni estrazione sociale che riconoscono in fratel Carlo un punto di riferimento e una guida sicura in un periodo decisivo nella propria vita. Non ci sembra fuori posto la posizione di Gianni Di Santo quando, rivolgendosi nella fede a Carlo Carretto, afferma: «Sono passati davvero tanti anni. Se ti dico che la Chiesa italiana ha un debito di riconoscenza nei tuoi confronti, sai che non esagero. Hai formato intere generazioni di giovani ad amare la Bibbia e a trovare in essa la risposta alle tante domande della vita. Sei stato anche invidiato, che vuoi farci. Non facendo parte dell’intoccabile casta degli intellettuali (anche cattolici) gli hai fatto vedere come si scrive un libro, senza particolari doti di erudizione teologica, come si parla alla gente semplice, e come si accarezza l’ospite inatteso, non chiudendo mai la porta. Qualcuno ti ha voluto per forza tacciare di essere un monaco “progressista”. Ma, devo dirti la verità, rileggendo tutti i tuoi libri e articoli, e riportando i ricordi delle persone che ti hanno conosciuto, mi sembra proprio che chi abbia pensato questo sia fuori strada. Essere un uomo di Dio significa essere progressista?» (Il profeta di Spello).

carlo carrettoQuale eredità ci lascia fratel Carlo? La necessità di armonizzare vita attiva e vita contemplativa potremmo ipotizzare subito. Tuttavia non va sottovalutato l’elemento foucauldiano nel Carretto a Spello. Il programma di vita di frère Charles è niente altro che la sequela del beneamato fratello e Signore Gesù, cercando di essere fedeli a Dio e all’uomo nella vita quotidiana. La «vita di Nazaret» che ogni singolo discepolo può vivere per «crescere in età, sapienza e grazia».

Luigi Alici, in un contributo recente circa le coordinate della vita spirituale, sostiene la necessità di disegnare uno spazio dinamico tra due estremi:

Eccesso dottrinale: in tal caso, la spiritualità è un’aggiunta cosmetica facoltativa che viene tollerata, forse mal compresa fino in fondo. Questo presuppone un modello di Chiesa in cui conta solo la dottrina della fede, mentre non conta quasi niente la sua incarnazione storica. Conta molto l’istituzione, conta meno il carisma.

Eccesso esperienziale: il modo di essere cristiano coincide sostanzialmente con l’essere cristiano. In questi casi conta moltissimo la storia, meno la tradizione cristiana che attesta invece il grande valore del saper fare sintesi. Conta molto il carisma e poco l’istituzione.

Noi siamo – conclude Alici – tra questi due estremi: la solida e fredda dottrina, oppure l’esperienzialismo seducente di gruppi autoreferenziali, che nella Chiesa vorrebbero sempre spazi autonomi «chiavi in mano» (in Cittadini di Galilea, primo numero della nuova collana: Quaderni di Spello, Ave).

La fede, l’amore per la Chiesa e la fedeltà a Dio e all’uomo in questi tempi nuovi, per molti versi “duri”, richiedono dei sostegni significativi, e proprio nell’attuale contesto ecclesiale il carisma di Carlo Carretto potrebbe rivelarsi decisivo per i tempi che verranno.

fratel Oswaldo jc

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