Collage2È stato “riesumato” un documento scritto nel 1953 da mons. Giovanni Battista Montini – futuro papa Paolo VI – quando era pro-segretario di Stato. Si tratta di una prefazione al libro di padre René Voillaume: Au coeur des masses. La vie religieuse des Petits Frères du père de Foucauld.

«Il volume era stato pubblicato in Francia nel 1950 e in seconda edizione due anni dopo, e da poco era uscito in Italia con il titolo Come loro. La vita religiosa dei Piccoli fratelli di Padre de Foucauld, Roma, 1952. Scritto nel giugno successivo, il testo di Montini non fu mai pubblicato nell’originale italiano». A distanza di molti anni, «lo presentiamo in questa pagina tratto da: Giovanni Maria Vian, I santi di un papa moderno: le canonizzazioni di Paolo VI in Santi del Novecento. Storia, agiografia, canonizzazioni, a cura di Francesco Scorza Barcellona, postfazione di Franco Bolgiani, Torino, Rosenberg & Sellier, 1998» (cfr. L’Osservatore romano, 12 febbraio 2014).

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Tuttavia dobbiamo far notare che il manoscritto di Montini è stato pubblicato da noi, quando nel 1985 il testo ci giunse, accompagnato da una lettera di padre Voillaume, ove spiegava la vicenda: in un primo momento il futuro Paolo VI avrebbe accolto subito la richiesta, chiedendo solo un po’ di tempo; ma successivamente «con quella delicata umiltà che lo caratterizzava, mi chiese di volerlo liberare dalla sua promessa. Mi disse che la lettura di quelle pagine gli aveva rivelato l’importanza e la novità degli argomenti e che questo richiedeva da parte sua un lavoro di riflessione». Poi Voillaume presenta la novità: «Alcuni mesi fa don Pasquale Macchi, segretario particolare di Paolo VI, mi fece avere copia, trovata fra le carte del papa, di un progetto di prefazione, datato giugno 1953, scritto di suo pugno». E con misto di meraviglia e forse un pizzico di perplessità, il Padre, conclude: «Ero lontano dall’immaginare, quando mons. Montini si scusava di non potermi dare la sua prefazione a “Come loro” che il testo fosse già redatto. È commovente costatare leggendo queste pagine, fino a che punto colui che sarebbe diventato Paolo VI, avesse riflettuto sugli aspetti più essenziali e a quel tempo così nuovi della vocazione religiosa delle Fraternità» [cfr. Jesus Caritas – Famiglia Carlo de Foucauld, XXV (aprile 1985), p. 79-85].

René Voillaume – come è noto – non ha partecipato attivamente al concilio Vaticano II, «non era un esperto, né ufficiale né privato, ma l’amicizia che lo legava a molti vescovi giustificava i suoi soggiorni. Fu sicuramente un consigliere ascoltato da molti» (G. Cottier). I numerosi viaggi per visitare le fraternità sparse lo avevano reso «un uomo molto più realista, in contatto con il mondo reale, moderno, progressista» (Y. Congar). Ha seguito da vicino gli sviluppi del Concilio e ha avuto la possibilità di rendersi conto personalmente di quanto i papi, che si succedettero, ebbero a cuore, con grande apertura, i rapporti Chiesa-mondo operaio. Pio XII gli concesse una lunga udienza nel gennaio 1949; Giovanni XXIII, non solo ricevette Voillaume verso la fine del 1960 ma, come sappiamo dalla testimonianza di mons. Loris Francesco Capovilla, durante la prima sessione del Concilio papa Roncalli conservò fra le sue carte personali due Note preparate da padre Voillaume su: «L’apostolato della Chiesa di fronte all’ateismo contemporaneo e alle masse senza Dio» e «Riflessioni a proposito delle Liturgie Orientali». Paolo VI, che conosceva molto bene il fondatore dei Piccoli Fratelli di Gesù, chiese la sua collaborazione sul problema del lavoro dei preti e sulla posizione della Chiesa davanti al mondo operaio che, secondo il Papa, doveva essere affrontata dal Concilio (cfr. R. Voillaume, Charles de Foucauld e i suoi discepoli, San Paolo, 419ss.). Che “il Padre” godesse di grande stima, a causa del suo Au coeur des masses e degli altri scritti, dell’impegno conciliare e dell’influenza crescente delle fraternità, fu sottolineata dall’invito di Paolo VI a predicare il ritiro in Vaticano all’inizio della Quaresima 1968 (vedi le relazioni in Retraite au Vatican, Fayard, 1969; tr. it.:  Con Gesù nel deserto, Morcelliana, 1979).

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«Nasce così – scriveva Montini nella prefazione del 1952 – un volume di spiritualità che viene ad arricchire la letteratura religiosa d’un notevolissimo contributo». Più che un trattato, la raccolta dei testi di Voillaume sono da ritenere un «documento di vita religiosa» scaturita dalla riflessione sulla testimonianza di Charles de Foucauld, una rilettura che «sta a provare la perenne capacità della Chiesa cattolica a generare autentici seguaci di Cristo». Dopo aver delineato i molti aspetti racchiusi nell’opera, Montini aggiunge: «quante anime perciò che anelano alla sequela del Maestro troveranno nelle pagine di Padre Voillaume la propria lezione di santità».

Ci sembra opportuno sottolineare che tuttora non è chiarissima la motivazione di mons. Montini nel non aver consegnato il manoscritto all’interessato, forse perché si trattava di un messaggio spirituale assai progressista  per quel momento storico e che il suo ruolo nella Segreteria di Stato gli avesse imposto la prudenza. Ma quelle intuizioni, messe in pratica prima e dopo il concilio da alcuni, oggi vengono riproposte con forza da papa Francesco quando esige da tutti i battezzati che diventino missionari: «svegliate il mondo», «andate nelle periferie, non solo quelle geografiche». Questi temi sono stati affrontati in modo particolare durante un lungo colloquio del Papa con i Superiori Generali degli Istituti religiosi maschili alla fine della loro 82° Assemblea Generale tenutasi a Roma nel novembre 2013, dove è intervenuto anche fr. Janson Hervé,  priore dei Piccoli Fratelli di Gesù (cfr. La civiltà cattolica, 4 gennaio 2014).

Concludiamo ricordando ai nostri amici che il messaggio spirituale di frère Charles e la rilettura operata dal Padre è stato affrontato nel nostro volume: Charles de Foucauld e René Vollaume. Esperienza e teologia del «Mistero di Nazaret», Cittadella, Assisi 2011.

 

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