Vita quotidiana 1Uno dei più grandi maestri di vita e di dottrina del XX secolo, il teologo Karl Rahner, sosteneva la tesi che la forma più alta della spiritualità, che è la mistica, e il cristianesimo dei semplici cristiani vissuto nella quotidianità stiano in stretta correlazione. La più alta spiritualità e la vita quotidiana non si escludono a vicenda, anzi esse sono legate l’una all’altra nella buona e nella cattiva sorte… E per ciò, affermava: «in futuro il cristiano o sarà un mistico o non esisterà più».

La spiritualità della vita quotidiana – dice il gesuita tedesco Rahner – è veramente la chiave per accedere alla vita: «le lunghe ore, tutte uguali, la monotonia del dovere, il lavoro che ognuno trova ovvio, la lunga e amara fatica per la quale nessuno ti ringrazia; l’essere logorato e sacrificato nell’età avanzata, le delusioni e gli insuccessi, i malintesi e la mancanza di comprensione, i desideri non realizzati, le piccole umiliazioni, l’inevitabile autoritarietà degli anziani nei confronti dei giovani, l’altrettanto inevitabile insensibilità dei giovani verso gli anziani, i piccoli dolori del corpo, l’inclemenza del tempo, gli attriti causati da una vicinanza troppo stretta […] Ma la vita quotidiana, nelle sue difficoltà che comporta, è veramente una benedizione. Essa ha un significato di principio. È il luogo esemplare della vita spirituale».

Credo che non sia difficile accettare questa descrizione anche per definire la nostra vita quotidiana, oggi, nel periodo pasquale del 2015! È chiaro che ognuno ha la propria quotidianità dipendendo dalla propria vocazione e dal luogo dove Dio ci ha posto. Ma come possiamo alleviare queste difficoltà della vita quotidiana? Come possiamo in mezzo a questa quotidianità riuscire a trovare quell’unica cosa necessaria, che è solo Dio? Come può la vita quotidiana stessa diventare un inno di lode a Dio, una preghiera? E se poi aggiungiamo alla nostra quotidianità i dolori di questo nostro «mondo crocifisso»? E se dobbiamo fare i conti con il nostro spirito debole e la nostra piccola capacità di amare che rende talvolta piccolo e comune anche ciò che è grande?

Vita quotidiana 3«La vita quotidiana – continua Rahner – è una scuola di preghiera. Ci insegna a rivolgere la nostra attenzione verso i fatti normali della vita; perché questi sono il mondo in cui incontriamo Dio stesso. Il nostro atteggiamento verso tale mondo dà importanza alla nostra fede in Dio. Il nostro rapporto con Dio si decide nel nostro rapporto con il mondo. La nostra esistenza mondana ha un significato spirituale e, viceversa, la nostra esistenza spirituale ha un significato mondano. L’inevitabile riferimento reciproco che Dio e mondo hanno nella nostra vita costituiscono il mistero assoluto. È il mistero di Dio nell’anonimità della nostra vita quotidiana». Sono parole più alte ma che ripropongono le stesse intuizioni di frère Charles quando, nel silenzio adorante e amorevole di Nazaret, scopre che la vita quotidiana di Gesù consisteva nel vivere in pienezza la vita ordinaria, condividendo le gioie e le angosce del suo popolo in comunione con il Padre e obbediente a suoi genitori Maria e Giuseppe…

Il mondo della quotidianità è un luogo dell’incarnazione. Incarnazione significa che Dio fa il suo ingresso nel mondo dell’uomo, assume la sua quotidianità e sopporta egli stesso il peso dell’estraniazione che inevitabilmente fa parte di tale mondo. «Dio diventa uomo affinché l’uomo nella vita quotidiana delle nostalgie amare e delle speranze consumate divenga un uomo che rispetti sé e gli altri, che sappia perdonare loro, ma che s’impegni anche per essi, rendendo tangibile nelle sue parole e nelle sue azioni che egli è fatto ad immagine di Dio. Nella vita quotidiana con i suoi problemi e con le sue difficoltà l’uomo incontra Dio in quanto Dio […] Il paradosso della mondanità della nostra vita è il luogo in cui incontriamo Dio e in cui troviamo noi stessi. Esso rappresenta la sfida e la prova dell’incarnazione e di Dio e dell’uomo. In Cristo, Dio e uomo s’incontrano in modo esemplare. Cristo è l’esistenza dell’uomo in Dio e l’esistenza di Dio nell’uomo. La sorpresa che suscita la sua morte e la novità costituita dalla sua risurrezione significano un risveglio della vita in tutto il mondo».

Mi sembra che a tale «risveglio del mondo» ci richiami il messaggio della risurrezione in questo periodo pasquale, e papa Francesco ci invita pressantemente a operare tutti insieme la vera riforma della Chiesa che consiste in un sincero e profondo rinnovamento di tutti i battezzati, perché come sottolineava Rahner, e vale per noi oggi: «La religiosità di domani non sarà più condivisa in base all’unanime, ovvia convinzione pubblica e alla consuetudine religiosa di tutti che anticipa l’esperienza e la decisione personale. Si è già detto che “il cristiano del futuro o sarà un mistico o non esisterà più”. Se con mistica non s’intendono dei singolari fenomeni parapsicologici, ma un’autentica esperienza di Dio che sorge dal fondo dell’esistenza, allora questa frase è giusta».

fratel Oswaldo jc

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