«Non ameremo mai abbastanza». Queste parole di frère Charles sono state tema e guida per la settimana fraterna che si è tenuta dal 17 al 24 agosto nell’abbazia di San Guglielmo al Goleto.
Per il secondo anno consecutivo la fraternità di Sant’Angelo dei Lombardi ha accolto con piacere, infatti, un gruppetto di giovani interessati a vivere alcuni giorni di condivisione, preghiera, silenzio, lavoro e amicizia, approfittando degli spunti ispirati dall’esempio di Gesù, dal suo Vangelo e dalla vita del suo piccolo fratello universale.
La settimana è stata anche l’occasione per incontrarsi e lavorare insieme tra piccole sorelle e fratelli di diversi «rami» dell’albero fuculdiano: ho sperimentato, con grande gioia, che i giovani ci hanno da subito percepiti come un’unica famiglia.
Il tema scelto sottolineava in particolare l’importanza che hanno le relazioni: dagli affetti familiari e dalle amicizie di frère Charles, ai rapporti con la propria religione (della quale ne ha fatto un atto d’amore), sino ai rapporti con il «diverso» e lo straniero.
L’invito forte, risuonato nei momenti di condivisione pomeridiana, è stato quello di sconfinare, come Gesù, che proprio ritirandosi «verso le parti di Tiro e Sidone» venne pro-vocato dal grido della cananea (Mt 15,21-28). Dunque la necessità di un’apertura accogliente, possibile se ci si «abbassa» e s’impara non solo a donare, ma a saper ricevere i doni e la bellezza dell’altro.
Uno sconfinare che concerne anche l’uscire dal proprio individualismo: è stato bello notare come più di un giovane abbia apprezzato, in queste poche giornate, l’importanza di una fraternità, di una fede vissuta insieme, come Chiesa.
Uno sconfinare che consiste nell’emanciparsi da un certo nostro intellettualismo, per riscoprire la realtà così com’è, e la realtà delle relazioni consiste nel saper «perdere del tempo», gratuitamente, con gli altri.
Uno sconfinare anche nel rapporto con Dio. Lieta sorpresa scrutare i volti del gruppo al termine di una giornata di silenzio: raggianti, certo, per la lunga camminata sotto il solleone, ma credo anche per aver guardato a Lui…
Uno sconfinare direbbe una piccola sorella, che è forse semplicemente amare, poiché amare non significa altro che «fare il passo più lungo della gamba».
E parlando di semplicità dell’amore, non posso che lasciarvi con la testimonianza di uno dei partecipanti, Vincenzo:
Guardate come è bello che i fratelli stiano insieme. E’ stato bello poter condividere una settimana con voi, coetanei e non, abbiamo pregato, lavorato, mangiato insieme. Abbiamo riso insieme. Siamo stati felici insieme. Se dovessi usare una parola per descrivere questa settimana userei la parola semplicità: ognuno di noi è arrivato al Goleto con il proprio bagaglio di vita, di desideri, di ferite; abbiamo cercato di condividere i pesi gli uni degli altri. Semplicità nei pasti: tre tovaglie diverse, poche pentole, ma tanta gioia. Mi vengono in mente le parole di Pietro “Signore, facciamo tre tende!”… È stato triste lasciarci, ma sono convinto che non siamo lontani: io vi porto nel cuore e sono sicuro che voi portiate me. In Cristo siamo tutti vicini.
fratel Giovanni Marco jc