In questi ultimi giorni il nostro caro amico Angelo Verderosa, architetto appassionato del Goleto, ha condiviso su Facebook alcune immagini precedenti al terremoto del 1980 in Irpinia, gli scatti di Luciano Visconti parlano da sé e ci riportano al lungo periodo di abbandono della gloriosa abbazia fondata da san Guglielmo, dopodiché passarono circa due lunghi secoli di abbandono del Goleto fino alla rinascita a partire dal 1973… Mentre ci prepariamo a vivere la festa di san Luca (18 ottobre) – all’evangelista è dedicata la cappella ritenuta il “gioiello del Goleto” – ci piace contemplare l’attuale complesso abbaziale custodito da un arcobaleno simbolo di pace.

San Guglielmo da Vercelli, il fondatore del Goleto (probabilmente dal nome di una specie di giunco palustre, che nel dialetto del luogo si chiama guglia o goglia, abbondante all’epoca in queste zone, da qui “Goglieto”), nacque intorno al 1085. Pellegrino verso la Terra Santa, si fermò in Irpinia dove scoprì la sua vocazione di eremita e, allo stesso tempo, fondatore di monasteri e missionario tra le popolazioni della zona. Nel 1114 diede vita alla comunità maschile di Montevergine sopra Avellino e nel 1133, giunto al Goleto, iniziò la costruzione del monastero prevalentemente femminile. Qui al Goleto passò gli ultimi anni della sua vita, anche se, di tanto in tanto, se ne allontanò per fondare altri monasteri. Morì il 24 giugno del 1142. Pio XII, nel 1942, lo proclamò patrono principale dell’Irpinia. 

Padre Lucio Maria De Marino (1912-1992): «Secondo fondatore del risorto Goleto»

Monaco di Montevergine, ottenne nel 1973, dopo anni di attesa, di poter risiedere come eremita al Goleto. Il complesso abbaziale, dopo circa due secoli di abbandono totale, si presentava come «un ammasso di ruderi, mura scheletrite, in buona parte coperte di edere, di rovi e di erbacce… Richiamo di corvi, di civette, di serpi. Riparo e, in parte, pascolo di pecore, vacche, asini ed altri animali domestici. Dolorosa realtà!», è la testimonianza diretta di padre Lucio. Uomo di profonda spiritualità e di squisita accoglienza, teneramente devoto alla Vergine Maria, con la sua presenza e la preghiera costante tra i ruderi riuscì a riportare all’attenzione di tutti il recupero materiale e spirituale della venerata abbazia. Nemmeno il sisma del 1980 interruppe la sua opera e quando – per ragioni di salute – dovette ritornare a Montevergine, i lavori di restauro erano già iniziati. La sua memoria è in benedizione.

Il beato Charles de Foucauld attuale “custode” del Goleto

I Piccoli Fratelli di Jesus Caritas, su richiesta dell’arcivescovo, mons. Mario Milano, si sono stabiliti al Goleto nel 1990 con il compito preciso di continuare l’opera di restauro materiale-spirituale iniziata da padre Lucio. Al seguito del beato Charles di Gesù – il “monaco-missionario” del Sahara, ucciso a Tamanrasset nel 1916 – i Piccoli Fratelli custodiscono oggi il ricco patrimonio storico-religioso del luogo. La loro presenza ha favorito il ripristino della vocazione fondamentale del sito quale LUOGO DELLO SPIRITO. Il loro ideale di vita contemplativo-missionario li porta ad assicurare la preghiera quotidiana regolare e, allo stesso tempo, tengono le porte aperte all’accoglienza e la condivisione dei beni spirituali con la gente del posto e i numerosi visitatori. «Voglio abituare tutti gli abitanti del luogo, ebrei, cristiani, musulmani e idolatri [ossia non credenti] a considerarmi loro fratello, il fratello universale. Cominciano a chiamare la mia casa “la Fraternità” e questo mi è dolce» (C. de Foucauld 1902). La Famiglia spirituale di Charles de Foucauld è formata da 20 gruppi approvati dalla Santa Sede. La congregazione dei Piccoli Fratelli di Jesus Caritas è sorta a Limiti di Spello in Umbria, ma affonda le sue radici nel patrimonio storico-spirituale inaugurato dallo stesso Padre de Foucauld. La spiritualità del beato Charles, la “Vita di Nazaret”, è diffusa e vissuta in molti paesi del mondo e la Chiesa indica tale messaggio quale ideale di vita spirituale alla portata di tutti.

Il futuro del Goleto

Ecco, quindi, dopo lunghi anni di lavoro e l’impegno appassionato di alcune persone – tra cui primeggia Angelo Verderosa – vediamo il glorioso monastero risorto a vita nuova secondo l’intuizione nella fede di padre Lucio De Marino. L’antico, iniziato dal monaco-missionario Guglielmo da Vercelli, e il nuovo, al seguito di un altro monaco-missionario Charles de Foucauld convivono in armonia per favorire la rinascita spirituale di ogni uomo chiamato alla santità. Se è vero che le pietre materiali splendono di una luce nuova, la differenza la fa la presenza delle “pietre vive”, tutti coloro che frequentano e amano il Goleto per quello che rappresenta… Concludiamo questo veloce percorso storico con lo sguardo rivolto verso il futuro. Con quale prospettiva? Ci sembra che non ci siano parole più eloquenti di quelle di P. Lucio De Marino, voce autorevole come quella del primo fondatore:

«Ogni fiore ha il suo profumo.

Ogni monumento ha la sua caratteristica.

Del Goleto farne un manichino da conservare alla voracità del tempo, o un’attrattiva turistico-paesistica sarebbe un non senso, anzi una profanazione.

In tal caso, forse, varrebbe la pena lasciarlo così com’è, applicandovi il “parce sepolto”.

“Togliti i calzari dai piedi, perché il luogo che calpesti è santo”.

In ogni cosa v’è il midollo e la corteccia.

In ogni macchina, il motore e la carrozzeria.

Quel che conta è il midollo, il motore.

È il ritornare a Dio, immergersi in Lui, trasformarsi in Lui, come Guglielmo e i suoi figli e così continuare nel nostro tempo la gloriosa storia dei nostri Padri [fondatori].

Lo Spirito di Dio è sempre quello.

L’anima dell’uomo è sempre quella.

Le forme esterne si adattano ai tempi, arricchiti dall’esperienza dei secoli.

Con simili disposizioni d’animo occorre avvicinarsi e aggirarsi tra le gloriose macerie dell’Abbazia del Goleto e studiarne il modo migliore, per il ripristino e il rilancio, sempre a gloria di Dio-Trinità e al bene dei fratelli, di tutti i fratelli del nostro tempo».

fratel Oswaldo jc