(Foto da www.economiadigital.es)
In questo anno dedicato alla misericordia i nostri cuori sono affranti a causa delle notizie che ci arrivano dall’Italia a seguito del nuovo terremoto che ha colpito una zona vicina e tanto cara.
Moltissime persone che perdono la vita, drammaticamente, in modo così assurdo. Certo, sono notizie non tanto diverse da quelle che ci arrivano quasi tutti i giorni da altre parti del mondo: una schiera innumerevoli di vittime, che perdono la vita in circostanze simili, oppure in situazioni assai differenti ma non meno incomprensibili.
Che cos’è la vita umana… Così fragile, appare come appesa ad un filo molto tenue, che si può spezzare da un momento all’altro, senza preavviso, e ci si trova impreparati ad accogliere l’ultima visita, quella alla quale nessuno può sottrarsi o dalla quale nessuno può nascondersi, la visita di sorella morte.
Abbiamo un bel parlare noi che rimaniamo vivi e magari lontani da vittime e carnefici, pensando che forse certe cose non ci debbano mai toccare, e magari ringraziando il Signore per questo.
Il Signore… «Dove sei»? Rigiriamo la domanda, quella che Lui aveva posto ai nostri antenati all’alba della storia umana. Si nascondeva, l’uomo, come se fosse possibile che Colui che tutto vede possa dimenticarsi di guardare in un luogo, in uno spazio nel quale trovare rifugio e sfuggire al suo sguardo. Un luogo impenetrabile che, forse inconsciamente, vorremmo esistesse adesso perché tanto dolore e tante domande sfuggissero ai nostri occhi.
Tutti possono parlare di queste vite strappate, di questo inspiegabile mistero. Alcuni lo fanno addirittura in nome di Dio, arrivando ad insinuare che una lettura possibile potrebbe essere quella di un “castigo di Dio” per i peccati dell’uomo, addirittura circostanziando per quali peccati Egli desideri vendicarsi.
Ditemi voi “se questo è un Dio”, quello che ha bisogno di sangue umano per placare la sua ira. E “se questo è un uomo” colui che può anche soltanto alludere ad una simile bassezza.
Abbiamo bisogno di diventare persone vere, che non aggiungono dolore a dolore con la loro stupidità. Abbiamo bisogno di silenzio perché la morte lo porta con sé e, forse, solo in questo silenzio possiamo trovare un qualche significato a quel mistero che ammutolisce la nostra capacità di trovare spiegazioni e allo stesso tempo moltiplica la quantità delle nostre domande. Abbiamo bisogno di condivisione e di solidarietà perché il dolore degli altri diventi il nostro dolore e perché ci sporchiamo le mani alleviando, ove possibile, la sofferenza altrui.
Se crediamo in Colui che è l’Amore non possiamo esimerci dal porre ogni evento di fronte a Lui, magari chiedendo spiegazioni. Perché nonostante tutto, nonostante non troviamo alcuna scusante, apparentemente neppure per Lui, rimane vero che non abbiamo altra speranza. Non c’è nessun altro che sappia dirci una Parola che possa ridare vita a quanto la morte sembra aver distrutto. «Da chi andremo Signore? Tu solo hai parole di vita eterna».
fratel Marco jc
Ricordo un’intervista a Papa Francesco di non molto tempo fa ( non ricordo in quale importante ricorrenza) quando alla domanda: perché succedessero nel mondo ingiustizie come la morte di piccoli innocenti e perché il Signore lo permettesse egli rispose con le seguenti parole:” io non so perché questo accada ma mi fido di Dio e mi abbandono pienamente a Lui.”
Per certe cose non resta che affidarsi al Signore pienamente e incondizionatamente. Chi ama veramente è’ tenuto in certi casi a dimostrarlo rimettendo tutto se stesso alla fonte del proprio amore.
Tutto sta nell’esserne capaci fino in fondo. Questi sono i momenti della prova. Superarli sarà fede più certa, fede più forte.
Grazie, Marco.
Ti giro un link di un passo di Jonas sul male che a me è stato utile.
Preghiamo insieme. Un abbraccio.
Josetta