La sera di sabato 1 ottobre ci siamo ritrovati a San Girolamo di Spello per ricordare il transito di fratel Carlo Carretto (4 ottobre 1988). Alla presenza del Sindaco di Spello, Moreno Landrini, della sorella di Carlo, Liliana, di un gruppo di Azione Cattolica di Padova e di alcuni amici locali, fratel Gian Carlo Sibilia ha presieduto alla concelebrazione eucaristica. Il silenzio, l’amicizia e il clima di preghiera hanno caratterizzato l’incontro.

Era anche la memoria liturgica di santa Teresa del Bambino Gesù e così, la sua «piccola via», ha favorito la riflessione e la condivisione. Infatti, fratel Gian Carlo ha citato la frase di Carretto: «È caratteristica la parabola della mia vita. Il mio primo maestro mi aveva detto: “Primo in tutto per l’onore di Cristo Re”; e l’ultimo, Charles de Foucauld, mi aveva suggerito: “Ultimo di tutti per l’amore di Gesù Crocifisso”». carrettoUna piccolezza evangelica che è richiesta ad ogni battezzato che desideri seguire le orme del Beneamato fratello e Signore Gesù. Una piccolezza che il vangelo della domenica ci ha ricordato nella parabola della fede, «grande quanto un granellino di senapa» e tuttavia capace di realizzare grandi cose. Ancora, quella piccolezza evangelica ricercata dal piccolo fratello Carlo nella fedeltà a Dio e all’uomo. Una piccolezza espressa nella capacità di vivere la vita quotidiana e di guardare il mondo con gli occhi della fede e perseverando in essa, perché, come ci ricorda il profeta Abacuc: «il giusto vivrà per la sua fede».

Ritrovarci vicino alla tomba di fratel Carlo non è una vicenda di nostalgia e tantomeno di trionfalismo. È soprattutto una questione di fede. Egli stesso raccomandava vivamente: «Quando sarò morto – e spero presto perché ho conosciuto il Signore e bramo vedere il suo volto – se venite sulla mia tomba, e se pensate possibile la comunicazione tra i membri del Regno, non chiedetemi di pregare per voi onde guarire da questo o quel male. Chiedetemi solo che preghi per la vostra fede. È l’unico dono per cui merita pregare» (Beata te che hai creduto). Eccoci, quindi, a chiedere di ravvivare la nostra fede, come la chiesero gli apostoli: «Signore, aumenta la nostra fede». Tuttavia è interessante notare un particolare del ricordo di Carlo: è un appuntamento che si rinnova di anno in anno, ed è presente il popolo di Dio. C’è qualcosa di vivo attorno a lui. E forse c’è qualcosa che prima o poi germoglierà: «se indugia aspettalo, – dice sempre Abacuc -, perché prima o poi verrà». Ogni volta, infatti, che il chicco di grano cade nel terreno, ha un processo naturale di morte per poi germogliare, crescere e diventare una pianta, un albero che produce frutti.

Lasciamo che il chicco di grano, fratel Carlo Carretto, riposi nel silenzio della sua tomba e nella vita di quanti grazie a lui sono cresciuti nella fede. Sono sempre puntuali le parole di Romano Guardini: «Le grandi realtà maturano in silenzio. Non già nel chiasso e nel lusso degli avvenimenti».

fratel Cruz Oswaldo jc

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