Amo molto l’icona del piccolo fratello Charles che indica Gesù, mentre lo stesso Signore lo abbraccia. Mi piace intitolarla, anche se non è così, Icona dell’amicizia. Quell’indice richiama la via che è Cristo, richiama l’indice del Battista che nel Giordano lo indicava come agnello di Dio. Per chi ha un forte senso di umanità, sa bene, che quando si vuole bene intimamente qualcuno, lo si indica come il meglio. Gli amici indicano il tu e non se stessi. Charles de Foucauld indica Gesù, il suo amico e beneamato Signore. Quando si è amici di qualcuno, si desidera donargli tutto. È bello incrociare questa immagine, sembra dirmi, a me che la guardo ogni volta che prendo il cellulare, ponendo gli occhi su frère Charles: “Non guardare me, sono felice se guardi lui, Gesù! Se vuoi essere mio amico devi amare il mio amore, il mio tutto. Devi amare totalmente lui. Anche se il mio amore ti sembra folle, è solo il suo che devi guardare. È lui il più folle di tutti!”.

Per una vera amicizia si è disposti a rimetterci la vita, ad avere incomprensioni famigliari, a rimetterci la salute. Per amare un amico si è disposti a lasciare ogni certezza, ogni consolazione ed a piangere tanto. Se si è amici, si può sperimentare la solitudine, ma non la si conosce, poiché vi si è abitati da un legame che travalica tutto. Mi piace dire allora che l’amicizia di Gesù è una indicazione, una indicazione non solo ubicativa: Gesù lo trovi nella Parola di Dio, nei sacramenti, nella comunità o nei poveri. Amicizia non è solo indicare, ma è diventare l’indicazione stessa. Nei cammini della vita, come anche con una macchina ci si può smarrire. L’amicizia di Gesù porta a riorientare, a ricalcolare come con google maps l’itinerario, per guidare verso il Signore. Questa indicazione non parla, ma grida. Charles, amico di Gesù non parla del Vangelo, ma grida il suo dna nella contemplazione, nell’abiezione del servizio, nel lavoro e nel digiuno, nel riscatto degli schiavi, nell’ascolto e nell’approfondimento della Parola. Erano gli eventi a ricalcolare l’indicazione di Gesù, a rimodulare la sua amicizia con lui, a dire in modo sempre nuovo l’itinerario che indicava il beneamato fratello. Vivendo l’amicizia per Gesù, Charles si scopre sempre diverso, nuovo, cambiato, in un affetto che consuma. Mi piace pensare alla sua amicizia con una immagine di san Giovanni della Croce; egli è il legno verde che per amore rinuncia gradualmente alla sua linfa per seccarsi e bruciare di quella passione divina, unita all’amore stesso di Gesù. L’amicizia di Charles è stata proprio questa. Credo che il tema dell’amicizia non può fermarsi soltanto qui. Sempre facendo riferimento all’icona iniziale, mi colpisce che mentre viene indicato Gesù, come modello unico, egli stesso abbraccia il piccolo Charles.

Lo abbraccia; è questa l’amicizia, indicazione ed abbraccio. Gesù abbraccia colui che lo indica. Gesù non nasconde la sua tenerezza. Se compagno significa condividere, amicizia, etimologicamente significa legare. In Gesù, questo legame si trasforma in un abbraccio, egli si lega a chi lo indica. Non ci si vergogna dei propri amici, perché sono loro la vita, il vanto; sono essi che vanno indicati per dire chi si è. Il frutto dell’indicazione è un legame preveniente, previdente e permanente. Gesù abbraccia tutti al di là di chi lo indica, ma solo chi impara ad indicarlo può sperimentare questa amicizia. Frère Charles è stato abbracciato dall’amore di Cristo, come ognuno di noi, fin dal suo concepimento, ma solo con la scoperta della sua persona, facendosi indicatore attraverso la sua imitazione ha sperimentato la sua permanente amicizia.

Ma l’amicizia non è soltanto questo. Sempre partendo dall’icona, Cristo sta accanto a Charles che lo indica, ma di fronte a noi che guardiamo l’immagine. La solitudine nella Sacra Scrittura è il non avere nessuno che ti stia di fronte. Nella vita si sperimentano tanti drammi, solitudini e tradimenti, non trovandosi di fronte a nessuno. Il fratello universale ci indica l’amico di tutti, colui che sta di fronte a tutti, dinanzi a chi vuole guardarlo. L’amicizia con Gesù non si può spiegarla, la si può vivere solo stando di fronte a lui. Il suo abbraccio non si può spiegarlo, lo si può incontrare soltanto nella misura in cui si è disposti a mettersi accanto.

Nell’immagine il capo di frère Charles è inclinato, sembra in posizione di ascolto. Il Cristo ha la bocca chiusa ma ha il libro della Parola. Penso che amicizia sia tutto questo, essere cioè disposti all’ascolto proprio quando l’altro non sembra parlare. Un pensiero di B. Pascal dice: “Ci sono silenzi che parlano e parole che tacciono”. L’amicizia di Gesù è quella di chi ti parla con i suoi silenzi, di chi chiede un orecchio attento, di chi ti chiede di fare silenzio per ascoltare le profondità. L’amicizia con Gesù chiede di incontrare quella Parola, di cercarla nel buio della notte, di permettere che sia luce nelle più fitte e tormentose oscurità.

Amicizia è indicare, abbracciare, è chinare il capo per ascoltare, è mettere al centro i silenzi e la Parola ma è soprattutto scoprire la vera libertà. L’amicizia è il profumo più bello dell’umanità, mentre quella di Cristo tra tutti è il più soave. Possa questa scoperta aiutarci tutti a comprendere che nella sua volontà c’è la nostra più grande gioia, con la certezza di avere accanto al migliore degli amici fedeli.

Salvatore Sciannamea