Il prossimo numero della rivista «Jesus Caritas», n. 153/gennaio 2019, sarà dedicato al tema: «Annunciare il vangelo con franchezza», ossia sulla Parresia evangelica, una virtù fino a tempi recenti caduta in “disuso” ma ora riscoperta e urgente nel nostro tempo… Anticipiamo qui un estratto di uno dei contributi.

C’è una forte correlazione tra il parlare chiaro e il silenzio.
Su questo argomento hanno a che fare due uomini francesi con quasi lo stesso cognome, il filosofo Michel Foucault che diversi anni fa riprese, studiò e scrisse sul termine parresia, molto in uso tra i greci, romani, e tra i cristiani sino al monachesimo e poi dimenticata; poi il beato Charles de Foucauld che ha messo in risalto il bisogno del cristiano al deserto e al silenzio.
Foucault in una delle sue ultime lezioni del corso “Il coraggio della verità” al College de France, morirà dopo pochi mesi, affermava: “È Dio stesso dotato di parresia. E quando Dio è dotato di parresia, lo è in quanto Egli dice la Verità, certo, ma anche perché Egli si manifesta e manifesta il Suo Amore, la sua potenza o eventualmente la sua collera: è l’essere stesso di Dio nella sua manifestazione che è chiamato parresia”.

Per essere capaci di parresia occorre liberarsi dei rumori e dei frastuoni interiori, lasciar cadere parole e gesti inutili per puntare all’essenziale, questo è l’insegnamento del deserto di Charles de Foucauld.
E l’essenziale per un cristiano è la sequela di Gesù, Figlio di Dio che è la Verità.

Penso fortemente che solo gli uomini che fanno certi percorsi di vita interiore hanno poi la capacità di vera parresia.

Le verità dell’uomo hanno diverse angolazioni, diverse sfaccettature, sono molto relative alla storia, ai sentimenti, alle esperienze di ciascuno.

Solo chi è in grado di elevarsi da queste potrà dire di essere in cerca della Verità.

Elevarsi a Dio è scendere e preferire continuamente il posto degli ultimi, farsi piccoli. È questo il carisma di Charles de Foucauld seguito dai Piccoli Fratelli.

A volte questa ricerca di Dio è un percorso faticoso, immane se non si è aiutati da una grazia particolare e dalla comunità, ma è l’unica via.

E quando a tratti si riceve questa luce, allora solo si può parlare di vera parresia.

l contrario sono solo prediche vuote e inutili di uomini, chiacchiericcio fastidioso un parlare a vanvera.

In un suo celebre film Nanni Moretti, molto amato dai giovani settantottini di un tempo recitava: “Ma cos’è che dici? Le parole sono importanti, le parole pesano”.

Se si ha la ventura di navigare sui socialsi fa esperienza di un naufrago su una zattera che viene investito da flutti di parole e immagini impazzite da mari in tempesta. Umberto Eco ne veniva scandalizzato da questo inondare di pareri senza esperienze, di questo pauroso analfabetismo saccente, da twettdi bar universali, da queste pericolose parole narcisistiche di sguardi vuoti.

Il cristiano è chiamato a stare anche in queste sfaccettature di mondo odierno, come in tutti i mondi di ieri. È una nuova Babele.

È una sfida per tutti. Padre Federico Lombardi, ex portavoce Vaticano, parlando di globalizzazione e comprensione afferma che per noi “è una ragione in più per vivere la propria fede chiedendo fortezza e pazienza e per esercitare la propria coscienza, intelligenza e prudenza nel cammino della carità e verità”.
Come esercitare la parresia in questo mondo di notizie globalizzate? Come districarsi con queste continue fake news, fatte apposta per falsificare, ingannare, mettere continuamente alla gogna mediatica la dignità dell’uomo?

Come combattere e smascherare la menzogna che si veste di verità?

La tentazione di controbattere alle continue menzogne è continua ma non serve a niente, è solo utile a questo sistema a tratti perverso.

Ne è testimone Papa Francesco ai continui attacchi anche mediatici.

Bisogna che si acquisisca sempre più consapevolezza che i social possono e devono essere una grande opportunità a concorrere per il Bene.

A questo proposito sempre il nostro Padre Lombardi afferma: “Ho sempre pensato che la parola e la comunicazione, non solo nella Chiesa ma anche nella comunità umana, pur nella consapevolezza critica, debbono mirare sempre al fine ultimo della comprensione reciproca e della comunione”.

Insomma una continua sfida per noi e una buona battaglia per trasformare la Babele in Pentecoste.

Leonardo Angelillo