Il santuario di Montevergine situato a quasi 1300 metri sul monte Partenio in provincia di Avellino ha legami profondi con la nostra abbazia del Goleto. Il fondatore è infatti lo stesso che alcuni decenni dopo costruì il monastero in cui viviamo. Guglielmo, forse non ancora ventenne, si ritirò su quei monti nel XII sec. e visse come eremita prima che la fama della sua santità attirasse molte persone dalla vallata sottostante. Gli fu quindi chiesto di costruire un chiesa dedicata proprio alla Madre di Dio. Per questo pellegrino del divino, dopo dieci anni di vita comune, il richiamo della solitudine risuonò nuovamente e così scelse un’altro monte, il monte Terminio. La tradizione afferma che insieme ad un compagno visse nella cavità di un grosso albero per circa due anni. In seguito venne al Goleto e costruì la nostra abbazia.

La comunità monastica che ancora vive a Montevergine ha organizzato una bellissima mostra intitolata “Montevergine barocca”, con pezzi bellissimi del XVII-XVIII sec.. Tra i capolavori esposti si trova il sarcofago che contenne il corpo del santo dal 1647 al 1807 e in cui è rappresentato, tra marmi policromi, il transito di S.Guglielmo assistito dai suoi monaci e dalle sue monache, e che normalmente è custodito nella nostra abazia.Altre tele rappresentano  S.Gennaro, i cui resti furono custoditi proprio dai monaci di Montevergine fino a quando nel XV sec. l’allora cardinale di Napoli, Caffarra, con un’azione non proprio animata dalla comunione, li trasportò a Napoli, dove oggi è venerato come patrono della Campania. Altro santo molto rappresentato è S. Giovanni da Matera, che fu fondamentale per la decisione di S. Gugliemo di restare nell’Italia meridionale anziché andare in Terra Santa.

Visti i legami con il santuario e con l’iniziativa ci siamo recati a Montevergine per  visitare l’esposizione! Dalla contemplazione degli amici del cielo, abbiamo proseguito il nostro itinerario con gli amici di questa terra irpina. Ci siamo fermati ad Avellino a salutare padre Roberto dei francescani minori, che è stato parrocco per 33 anni a Lioni, e a cui ora è stata affidata la parrocchia dedicata al Cuore Immacolato di Maria. Oltre al momento di gioia per l’incontro con lui, abbiamo potuto continuare il nostro percorso culturale-religioso ammirando un’altro capolavoro, questa volta di arte moderna: delle splendide vetrate realizzate per la chiesa dal maestro Albano Poli. Le tematiche rappresentate sono tratte dal cantico delle creature e da alcuni scritti su Maria di padre Turoldo. L’effeto ottenuto dall’artista grazie alla luce che entra dalle vetrate è straordinario. E’ veramente un invito alla preghiera, che abbiamo raccolto in questa giornata, ma che sempre ci accompagna.

Lo sguardo contemplativo, educato dalla bellezza vista, ce lo portiamo dentro per proseguire il nostro cammino di credenti in qualunque luogo il Signore ci chiami ad operare ed a pregare.

fratel Roberto