Anche quest’anno al Goleto la nostra sorella e amica Maria Antonietta ha preparato il presepe nella cappella inferiore, quella che porta il nome di “paradiso”. Un luogo splendido del 1200 che ben si presta alla rappresentazione della natività.

Per lei ovviamente non si tratta solamente di un’opera bella, ma è soprattutto espressione della sua fede. Da un anno all’altro medita sul tema del presepe facendosi aiutare da un passo della Scrittura. Per quest’anno ha scelto il brano di Mt 11,28-30 in cui il Signore Gesù invita i suoi a prendere su di sé il suo giogo e ad imitarlo nella sua mansuetudine. Maria Antonietta si è così procurata un vero giogo e un carro, che fanno parte essenziale del presepio.

Oltre che per il messaggio trasmesso il lavoro è molto curato anche dal punto di vista estetico: la bellezza di questo lavoro solo in parte può essere comunicata nelle foto. Al termine della santa Messa della notte di Natale abbiamo portato il Bambino Gesù nella magiatoia. Di fronte alla rappresentazione della capanna di Betlemme ci siamo soffermati in preghiera: tutta la comunità del Goleto ha elevato dal proprio cuore il canto di speranza che sgorga dal festeggiare la nascita di Gesù, il Figlio di Maria e Giuseppe, che salva l’umanità dal male e dal peccato. Il pensiero è così andato all’importanza dei segni per esprimere ed alimentare la nostra fede-speranza e della devozione del popolo alle immagini sacre. Mi è nata la curiosità di consultare a proposito il catechismo della Chiesa cattolica che al n° 1676 cita questa bella espressione della Conferenza Generale dell’Episcopato Latino Americano:

“La religiosità popolare, nell’essenziale, è un insieme di valori che, con saggezza cristiana, risponde ai grandi interrogativi dell’esistenza…Questa saggezza è un umanesimo cristiano che afferma radicalmente la dignità di ogni essere in quanto figlio di Dio, instaura una fraternità fondamentale, insegna a porsi in armonia con la natura e anche a comprendere il lavoro, e offre motivazioni per vivere nella gioia e nella serenità, pur in mezzo alle traversie dell’esistenza. Questa saggezza è anche, per il popolo, un principio di discernimento, un istinto evangelico che gli fa spontaneamente percepire quando il Vangelo è al primo posto nella Chiesa, o quando esso è svuotato del suo contenuto e soffocato da altri interessi”. Ecco che cosa può accaderci sostando qualche minuto davanti al presepe!

fratel Roberto