Siamo entrati decisamente nel mese di luglio che ci vedrà impegnati nell’importante appuntamento del Capitolo Generale. Abbiamo già parlato di questo evento in precedenza ma ritorniamo a farlo per consegnare ancora alla preghiera di tutti la buona riuscita dell’incontro.

Le pagine di Luca che stiamo meditando nella lectio di queste settimane mi sembrano un buon modo per prepararci. Mi piace ripercorrere i contenuti dei due recenti capitoli sui quali ci siamo soffermati: il sesto e il settimo.

Il sesto capitolo si apre con i “segni” (vv. 1-11) che Gesù compie nel giorno di sabato (raccolta delle spighe da parte dei discepoli, guarigione di un uomo con la mano paralizzata) e la conseguente di scussione sul sabato, uno splendido insegnamento sulla libertà di Gesù e, di conseguenza, di tutti i figli di Dio. Su questa libertà siamo chiamati a meditare. È in nome di essa che ci si mette in un ascolto autentico dello Spirito e nel dialogo fecondo tra di noi.

In seguito Gesù si reca sul monte per passare la notte in preghiera prima della scelta dei dodici… Una notte in orazione per chiamare i dodici ad una vita da discepoli ed alla loro missione. Il programma del nostro capitolo prevede proprio una notte di preghiera, vegliando a turno davanti alla presenza del nostro Beneamato Fratello e Signore Gesù.

Il “sommario” sull’insegnamento alle folle (vv.17-20) fa accenno ai molti gesti di guarigione con la sottolineatura della folla che cerca di “toccare” Gesù. In fondo, il vero e unico obiettivo dell’incontro di noi fratelli si trova in quel desiderio e in quel tentativo di avvicinarsi a Lui per poterlo toccare e incontrare.

I versetti dal 20 al 26 rappresentano il programma di vita dei discepoli: le “beatitudini” e i “guai” che mettono in guardia a proposito degli aspetti davvero essenziali della vita cristiana. È il vero programma della nostra fraternità.

Dal versetto 26 un discorso molto impegnativo che raccoglie una serie di indicazioni preziosissime sulle relazioni tra gli uomini. Amare i nemici, fare del bene a quanti ci odiano, non giudicare, togliere prima la pagliuzza dal proprio occhio… Parole molto famose che presuppongono un cuore riconciliato, anzitutto con sé stessi e con Dio. Un obiettivo che rimane sullo sfondo della vita personale di ciascun Piccolo Fratello.

Il capitolo 6 si chiude con il famoso discorso della casa sulla roccia, con la bellissima sottolineatura, propria di Luca, che invita a “scavare molto profondo” per costruire sulla roccia (sul “sasso-vivo”) che è Cristo.

Il miracolo della guarigione del servo del Centurione apre il capitolo 7 (vv. 1-10). In questo contesto è formidabile la fede di questo pagano nella forza della “parola” di Gesù: “Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!” ed egli va;…” Per questo, pur non sentendosi degno che Gesù entri sotto il suo tetto, può dire: “di’ una parola e il mio servo sarà guarito”. La parola che risana e guarisce… è  la stessa parola che invocheremo senza sosta nel nostro prossimo incontro. È la parola capace di far risorgere, di ridare vita ai morti. E qui i versetti 11-17 (risurrezione del figlio unico di una madre vedova) ci aprono alla contemplazione della misericordia di Dio. Gesù vede quella scena triste e viene “preso da grande compassione” per quella madre. E con grande delicatezza e tenerezza le dice: “Non piangere!”. È ciò che ci auguriamo di poter udire dalla voce del Signore. Poter avvertire la sua misericordia e la sua tenerezza e poter essere rinfrancati e restituiti alla vita per la forza della sua Parola.

L’ultima parte del testo che abbiamo meditato (dal versetto 18) si riferisce a Giovanni che invia due suoi discepoli a chiarire una volta per tutte se sia Gesù colui che dovevano aspettare o se fosse un altro l’atteso. Il dubbio di Giovanni mette a nudo la nostra fragilità e la nostra povertà nella fede che, forse molte volte, ci fa domandare se abbiamo fatto bene ad andare dietro ad uno come Gesù, se ne valeva la pena. La risposta di Gesù ai due inviati rimanda alla loro stessa esperienza: guardate cosa è accaduto: “I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia”. Se saremo stati testimoni di questi fatti e se ci ritroveremo in sintonia con queste parole sarà il segno che il cammino della nostra fraternità è andato nella giusta direzione. Altrimenti dovremo cambiare rotta…

Giovanni dunque ha la sua risposta e ricopre il ruolo del “più grande” nell’antica economia della salvezza ma con l’invito a considerare che “il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui”. I piccoli, gli ultimi,… sono termini molto cari alla nostra tradizione spirituale di Piccoli Fratelli… Mi piace chiudere qui questa povera riflessione. Con questo invito alla piccolezza secondo il Vangelo che sempre più deve diventare il nostro stile di vita.

fratel Marco jc