Nella nostra visita a Gerusalemme l’attenzione si concentra sui luoghi testimoni di quanto Gesù ha operato nell’ultima settimana della sua vita, la settimana della Pasqua.

Betania

1 BETANIA (7)Salendo da Gerico a Gerusalemme il primo villaggio che Gesù incontra è Betania, adagiata sulle pendici orientali del Monte degli Ulivi. A Betania c’è la casa di tre suoi carissimi amici: Lazzaro, che ha risuscitato, e le sue sorelle Marta e Maria.



Ingresso della tomba vera e propriaDelle due sorelle, del loro carattere e del modo di rapportarsi al Maestro ci parla Luca (10,38-42). Lo fa creando un affresco così vivace da influenzare a lungo la storia della spiritualità cristiana, facendo delle due sorelle modelle per la vita attiva e per la vita contemplativa. Peccato che spesso siano state capite come quasi inconciliabili!

La storia della malattia, della morte e risurrezione di Lazzaro ci viene presentata invece da Giovanni, che non tralascia neppure di segnalare le conseguenze di tale miracolo (Gv 11,1-54). E sempre Giovanni ci segnala il quadretto della cena di Betania, dove Maria non guarda a sprechi per ungere i piedi di Gesù: un modo originale, tutto suo, per dire grazie del grande regalo ricevuto (Gv 12,1-3).

Betania è stata ben presto meta dei pellegrinaggi cristiani. Basta pensare a personaggi famosi come Eusebio di Cesarea, l’Anonimo di Bordeaux, san Girolamo, Egeria… Oggi si possono visitare la Chiesa Ortodossa posta all’ingresso dell’abitato dove viene situato l’incontro tra Marta e Gesù, che viene a “svegliare” l’amico morto, la Chiesa Cattolica Latina, che sorge sui resti di una del IV secolo, e la tomba di Lazzaro che è ad una cinquantina di metri da quella, sulla strada che sale verso il Monte degli Ulivi. Vi si accede scendendo 24 gradini.

Purtroppo il “Muro” ha isolato Betania e solo i pellegrini più tenaci la raggiungono, scendendo dal Monte Scopus verso il Mar Morto e costeggiando il grandioso insediamento di Maale Adumim. Neanche la segnaletica stradale è di grande aiuto: Betania è stata sostituita con un più generico Sud!

Betfage

Dietro a Betfage, il Monte degli UliviÈ ricordata nel Vangelo in occasione del trionfale ingresso di Gesù in Gerusalemme: «Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Betfage, verso il Monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: “Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli a me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: il Signore ne ha bisogno, ma le rimanderà indietro subito”. Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: “Dite alla figlia di Sion:/ ecco, a te viene il tuo re,/ mite, seduto su un asina/ e su un puledro, figlio di una bestia da soma”» (Mt 21,1-5).

Betfage ha ogni anno il suo giorno di gloria quando dalla Chiesa francescana parte la grande processione delle Palme in memoria dell’ingresso messianico di Gesù nella Città Santa. La processione raggiunge la cima del Monte degli Ulivi, passa tra il luogo memoriale dell’Ascensione e il santuario del Padre Nostro, scende al Dominus Flevit e al Getzemani, risale verso la porta di Santo Stefano e termina a Sant’Anna e alla piscina Betzatà. Chi ha la fortuna di parteciparvi gusta la gioia di un percorso di memoria e di preghiera spontanee, festose, coinvolgenti, il tutto animato da una foltissima umanità variegata e cosmopolita. Una delle esperienze migliori che offre la Gerusalemme di oggi.

Dominus Flevit

gerusalemme luglio 09 003Descrivendo l’ingresso messianico di Gesù Luca sottolinea: «Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa dicendo: “Se avessi compreso anche tu in questo giorno, quello che porta alla pace. Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi”» (Lc 19,41-42).

A questo lamento va accostato quello del capitolo 13: «Gerusaleme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati inviati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!» (Lc 13,34).

Dove Gesù si fermò a piangere sulla città tanto amata ora sorge una chiesa e un piccolo convento francescano. È un luogo ideale per chi ama silenzio e contemplazione. Una tappa del pellegrinaggio da non saltare assolutamente.

Gesù e il suo corteo trionfale passarono davanti al Getzemani.

Di esso però, e dei luoghi adiacenti, parleremo più avanti, in occasione del percorso del Triduo Pasquale.

Il Tempio Grande

La "Porta Aurea"Gesù certamente entrò nel Tempio attraverso la Porta Bella, quella che oggi è chiamata Porta Aurea ed è di fronte al Monte degli Ulivi. Questa porta solenne, a due arcate, chiusa forse durante il periodo ottomano, attira ancora l’attenzione sia per la sua particolarità e bellezza, sia per la tradizione che profetizza la sua riapertura al ritorno trionfale del Giudice Divino.

Con l’ingresso nel tempio si sciolse in corteo in festa e Matteo ci racconta il comportamento di Gesù nella casa del Padre:

«Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: “sta scritto: la mia casa sarà chiamata casa di preghiera./ Voi invece ne face un covo di ladri”.

Gli si avvicinarono nel tempio cechi e storpi ed egli li guarì. Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: “Osanna al Figlio di Davide!”, si indignarono e gli dissero: “non senti quello che dicono costoro?”. Gesù rispose loro: “Non avete mai letto: Dalla bocca di bambini e di lattanti/ hai tratto per te una lode?

Li lasciò, uscì fuori dalla città, verso Betania, e lì trascorse la notte» (Mt 21,12-17).

varie natale 10 187Il tempio dove Gesù entra è il Secondo Tempio, rifatto radicalmente da Erode, come abbiamo detto nell’introduzione. Un lavoro grandioso che aveva occupato la durata di 46 anni (cfr. Gv 2,19-20).

Oggi, di quella meraviglia, dove tutto il popolo di Dio saliva più volte all’anno per offrire sacrifici e per sentire più forte la comunione con Lui e fare esperienza della sua custodia premurosa, rimangono i grandi muri perimetrali, il pinnacolo e la spianata mozzafiato lunga circa 490 metri e larga circa 300.

Eppure è tuttora il luogo dove un numero incredibile di uomini e di donne vengono a mettersi alla presenza del Dio unico.

1)      Sono i membri del Popolo eletto, che pregano al Qotel, il Muro Occidentale, quello che il linguaggio comune chiama il Muro del pianto.

È commovente osservarli pregare la Parola, seguirli negli eventi particolari della loro vita che vengono qui a celebrare, vederli inserire nelle fessure del grande muro un numero incredibile di biglietti per presentare a Jahwè i propri desideri nella certezza che qui più forte è la presenza divina.

2)      E sono i membri della Umma isalmica, il popolo dei “sottomessi” ad Allah, il Dio grande e misericordioso, che sulla spianata del Tempio, oggi spianata delle Moschee, quella della Roccia (687) e la Al-Aqsa (780), si radunano il venerdì e nel mese di Ramadan, e sono una marea umana. Per essi infatti questo è il terzo luogo santo dopo la Mecca e Medina.

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Devo confessare che non posso mai tornare a Gerusalemme senza fare anche una lunga sosta al Qotel e senza salire sulla grande spianata. È davvero un gran peccato che dall’ottobre 2000, a causa dell’improvvido gesto di Sharon compiuto quassù e che fu la scintilla che fece esplodere la seconda Intifada, sia proibito ai non musulmani di entrare nelle due moschee.

Certamente davanti alla bellezza della moschea della Roccia, uno dei capolavori più apprezzati dell’arte islamica, rimani incantato.  Solo però là dentro potresti capire bene la sua storia, il significato profondo e completo del sito. L’antica tradizione dice che qui era il monte Moria, il luogo dove Abramo salì per offrire suo figlio (2Cro 3,1). Su questa roccia Maometto, dopo il suo famoso viaggio notturno dalla Mecca a Gerusalemme, si sarebbe fermato a pregare e quindi sarebbe asceso attraverso i cieli fino alla presenza di Allah, per poi ritornare alla Mecca la mattina successiva.

Così è per l’Al-Aqsa. Una moschea che certamente la noti solo per la sua grandezza, ma se passi al suo interno… Ho un ricordo dolcissimo dell’unica volta, era il 1992, in cui mi sono trattenuto a lungo là dentro. Mi sembrava di essere entrato in una chiesa, anche se senza immagini e con solo tappeti per disporsi alla preghiera. Eravamo in cinque in quello spazio immenso, un silenzio straordinario, avvolgente e una luminosità paradisiaca. Conservo ancora la nostalgia di quella pace profonda donatami dal sentirmi cullato, amato e ascoltato da quell’unico Dio creatore e Padre mio e dei quattro musulmani che in quel momento ci rivolgevamo a lui. Fu così che là, quel giorno, cambiò per sempre il mio modo di rapportarmi ai miei fratelli ebrei e musulmani…

3)      Per ebrei e musulmani questo luogo ha dunque un’importanza capitale. Per noi cristiani quale significato può avere?

Esso fa parte delle nostre radici e della nostra storia.

CIMG3676Infatti è il luogo privilegiato del primo patto ma anche della storia di Gesù e proprio in Gesù, come ci spiega Giovanni, il tempio realizza il suo pieno significato: la persona di Gesù è il nuovo tempio!

«Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva […] Fece allora una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio […] Allora i giudei presero la parola e gli dissero: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?” Rispose loro Gesù: “distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere” […] Egli parlava del tempio del suo corpo» (Gv 2,13-21).

«Credimi o donna – disse Gesù alla samaritana – viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre […] Ma viene l’ora ed è questa in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in vpirito e verità» (Gv 4,21-22).

Gesù tornò al tempio anche nei giorni che seguirono per portare a termine il suo insegnamento e per allargarlo anche ai proseliti venuti a celebrare la Pasqua dalle nazioni vicine. Furono giorni intensi che convinsero molti ascoltatori circa la bontà e la verità del suo insegnamento. D’altra parte furono giorni che spaventarono ancor più i suoi avversari, portandoli a concludere che, se non si fossero decisi in fretta a chiudere la partita facendolo fuori, il Maestro l’avrebbe vinta perché «ecco – dicevano – tutto il mondo è andato dietro a lui» (Gv 12,19).

Ed ecco che trovarono un collaboratore decisivo proprio là dove non si aspettavano: «I capi dei sacerdoti e degli scribi cercavano il modo di toglierlo di mezzo ma temevano il popolo. Allora Satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era uno dei dodici. Ed egli andò a trattare con i capi dei sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo loro. Essi si rallegrarono e concordarono di dargli del denaro. Egli fu d’accordo e cercava l’occasione propizia per consegnarlo a loro, di nascosto dalla folla» (Lc 22,2-6).

Siamo ormai vicinissimi a quella che Gesù ha sempre chiamato «la mia ora».

fratel Alvaro