Cana è una località diventata famosa grazie all’Evangelo di Giovanni e alla sua brillante narrazione del primo miracolo operato da Gesù durante una festa di matrimonio.

Ecco il testo:

«Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno più vino”. E Gesù le rispose: Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora. Sua madre disse ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”.

Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei giudei, contenente ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le anfore”; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: “Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto”. Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servi che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: “Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora”.

Questo,  a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù» (Gv 2,1-10).

 

Quale Cana?

Gli studiosi non sono concordi nel dire dove fosse la Cana di Galilea del miracolo. C’è chi propende per Khirbet Cana, un tel poco lontano da Kafar Manda, ai piedi delle colline che scendono sul lato nord di valle Netofa. Alcuni anni fa vi sono stati eseguiti degli scavi con qualche buon risultato. Altri invece sono favorevoli a Kafr Kana, vicina a Nazaret.

La storia, per certi accenni di Giuseppe Flavio, i pochi reperti archeologici e la topografia sembrerebbero propendere per Khirbet Cana. Oggi però è un tel spoglio, difficilmente raggiungibile e noto quasi solamente agli esperti. I pellegrini invece affollano le chiese principali dei Kafr Kana: quella cattolica dei francescani e quella greco-orodossa.

Quando si arriva a Cana venendo da Nazaret, lasciato il parcheggio e imboccata la via più importante s’incontra la piccola chiesa di S. Bartolomeo, costruita a ricordo del simpatico primo dialogo fra Gesù e Natanaele, un cittadino di Cana (Gv 21,2). È ancora Giovanni a descriverlo, dopo averci presentato gli incontri con Andrea, Giovanni, Pietro e Filippo:

«Filippo trovò Natanaele e gli disse: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge, e i profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nazaret”. Natanaele gli disse: “Da Nazaret può venire qualcosa di buono?”. Filippo gli rispose: “Vieni e vedi”. Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: “Ecco davvero un israelita in cui non c’è falsità”. Natanaele gli domandò: “Come mi conosci?” Gli rispose Gesù. “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi”. Gli replicò Natanaele: “Rabbì tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!” Gli rispose Gesù: “Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste…” (Gv 1,45-50).

I due santuari

A poca distanza dalla piccola chiesa di S. Bartolomeo (i critici identificano Natanaele con Bartolomeo) si trova il santuario cattolico del miracolo.

I Francescani che giunsero a Cana nel 1641, nel 1879 riuscirono ad acquistare i resti di un probabile edificio sacro antico e nel 1881 vi costruirono la chiesa attuale. Nel 1969 gli scavi fatti dalla custodia di Terra Santa portarono alla luce i resti di un edificio romano, un muro, un cortile con lastroni e dei mosaici sovrapposti , la cui datazione sembra del IV secolo d.C.

In occasione dell’anno santo del 2000 la chiesa è stata ristrutturata e resa molto accogliente nella parte interna. È stata arricchita anche di un percorso per visitare gli scavi.

La tappa a Cana, per gli sposi che vengono in pellegrinaggio nella Terra di Gesù, è sottolineata da commoventi celebrazioni con il rinnovo delle promesse matrimoniali.

A poca distanza dal santuario cattolico c’è quello della Chiesa greco-ortodossa. Anch’esso è stato restaurato in questi anni ed è divenuto un luogo di intensa spiritualità grazie alla piacevole disposizione architettonica e alla presenza di icone ispirate.

fratel Alvaro